Oggi incontriamo un santo della nostra terra, un santo Lombardo recentemente beatificato in piazza Duomo a Milano. Parlo di don Carlo Gnocchi, un prete della nostra diocesi che negli anni della sua vita ha saputo incontrare tantissime persone condividendo con loro un tratto della strada che stavano percorrendo. I santi chi sono? Sono nostri amici che si mettono accanto a noi per farci vedere come possiamo vivere per essere più felici? Chi di voi non vuol essere contento? Chi di voi ogni mattina si alza felice di andare incontro a quello che lo aspetta? Scuola, amici, sport, compiti..??? I Santi ci aiutano in questo, sono persone che con letizia hanno vissuto tutto quello che succedeva, sono persone che ogni sera andavano a letto non vedendo l’ora che rispuntasse l’alba per iniziare una nuova giornata. Voi andate a letto così? Pensate a quando aspettate i regali di Natale, non andate a letto con questa attesa? Proviamo a capire come don Carlo può aiutarci in questo tempo di grande attesa che è l’Avvento.
«Dopo lo scoppio della bomba, Marco, l’unico superstite dei quattro bambini, che, ignari e spensierati, giocavano sul campo minato di ***, era stato immediatamente sottoposto all’intervento chirurgico: amputazione delle due gambe, estrazione di un bulbo oculare e regolarizzazione delle vaste e numerose ferite che ne crivellavano il fragile corpo palpitante. Lo vidi qualche tempo dopo l’operazione, quando ancora le medicazioni quotidiane lo facevano tanto soffrire e gli domandai: «Quando ti strappano le bende, ti frugano nelle ferite e ti fanno piangere, a chi pensi? » «A nessuno », mi rispose con una punta di meraviglia nella voce. «Ma tu non credi che ci sia Qualcuno al quale forse tu potresti offrire il tuo dolore, per amore del quale tu potresti reprimere il tuo lamento e inghiottire le tue lacrime e che potrebbe anche aiutarti a sentire meno il tuo dolore?». Marco fissò nel vuoto il viso devastato guardando con l’unico occhio stranito e poi, scuotendo lentamente la testa, disse: «Non capisco…» e tornò a giocherellare distratto con l’orlo del lenzuolo. Fu in quel momento che io ebbi la precisa, quasi fisica, sensazione di una immensa irreparabile sciagura: della perdita di un preziosissimo tesoro, più intimamente dolorosa dell’incendio di un quadro di Raffaello, o della distruzione di un diamante di inestimabile valore. Era il grande dolore innocente di un bimbo che cadeva nel vuoto, inutile ed insignificante, soprannaturalmente perduto per lui e per l’umanità perché non diretto all’unica mèta nella quale il dolore di un innocente può prendere valore e trovare giustificazione: Cristo crocifisso; e attraverso tutti quei lettini d’ospedale, in quei bimbi sofferenti, e per essi in tutti i bambini sofferenti del mondo (quale massa di dolore era stata imposta ai bambini durante la guerra ed in questi tragici anni di tormentosa pace!) mi parve vedere allargarsi a dismisura questo dissennato dispendio senza che gli educatori cristiani vi si opponessero sufficientemente, misurando la preziosità di questo puro tesoro e l’urgente necessità di ricuperarlo avaramente per farne dono a Cristo ed alla Chiesa. Poiché di Cristo e della Chiesa è il dolore dei bambini ed unicamente nella sua inserzione su quello divino di Cristo può trovare significato, valore e giustificazione. Come potrebbe infatti il Padre che sta nei cieli, permettere la sofferenza di un innocente, se non per la redenzione e la santificazione di tutta l’umanità, come fu per la sofferenza e la morte di Cristo, del più puro tra tutti gli innocenti?»
DA “PEDAGOGIA DEL DOLORE INNOCENTE” (1956)
Per lo meno sentendo questo testo immagino che a voi ragazzi siano suonati strani alcuni termini dopo aver superato l’impatto iniziale dell’immagine con cui si apre questa testimonianza di don Carlo. Offrire un dolore è una cosa molto lontana, che non si capisce. Spesso non si capisce nemmeno quando i nostri genitori ci chiedono di aiutare in casa.
Eppure qua don Carlo di fronte ad una situazione così brutta non si spaventa, non dice le solite frasi: “non è giusto”, “perchè succedono queste cose”; lui vuole che anche il bambino trovi un senso a quello che gli è successo per non essere più triste.
Pensate a voi che ogni giorno andate a scuola spesso con poca voglia, pensate a voi che non avete troppa voglia di ascoltare quello che vi sto dicendo.
Don Carlo era una persona che voleva che nulla andasse perso. Per noi oggi son le vostre giornate e il vostro entusiasmo che non devono andare persi, che non devono essere buttati via lasciando scivolare le giornate.
Quelli di voi che hanno un fratello possono capire meglio quello che sto per dire, ma tutti possono fare la stessa cosa pensando ad una persona che vi vuole bene.
Quando state tutto il tempo con vostro fratello magari siete stufi, se litigando giocate magari vi sorprendete a dire: “Vattene, sparisci, lasciami stare” e poi un’istante dopo però vi accorgete che non lo pensate, che a vostro fratello volete bene, che se davvero scomparisse sareste molto tristi.
Pensate la stessa cosa di ogni mattina, magari ti alzi, non vorresti la scuola, vorresti altro e poi in verità se ci pensi bene quello che ti capita nella giornata ti rende felice, se stai attendo e sei disposto a non chiuderti nel tuo angolino ti rende contento. Anche questi attimi di ritiro qua insieme possono farti tornare a casa con un pugno di mosche o contento. Dipende da te, dipende da quanto sei disposto a metterti in gioco.
Ogni giorno è così c’è Qualcuno che ti regala quello che stai vivendo e un regalo si accetta sempre perchè non c’è nessuno che fa un regalo per fare un dispetto. Chi conosce qualcuno che regala qualcosa ad una persona che non ama?
L’amore di Dio per noi possiamo capirlo guardando quello che Lui ci ragala ogni giorno e così, con la gioia che questo pensiero suscita in noi continuiamo questa mattinata insieme.